Michele Mangiucca

Consigliere di Fondazione ANDI

Abbiamo fatto due chiacchiere con lui sulla Fondazione: ecco cosa ci ha risposto.

  • Sei entrato in Fondazione ANDI nel 2007 e oggi ne sei consigliere: cosa ti ha spinto a entrare in questo gruppo di lavoro?

Nel 2007 ho partecipato a una missione umanitaria in Guatemala insieme a Stefano Mirenghi già allora vicepresidente di Fondazione Andi, è stato inevitabile accettare il suo invito a mettermi a disposizione di questo gruppo.

 

  • Nel 2009 e nel 2016 hai preso parte al progetto “Emergenza terremoto”, prima a L’Aquila, poi nel Centro Italia. Quali sono stati i tuoi compiti in questi due contesti? Ci sono state storie che, tra tutte quelle che hai incontrato, ti hanno colpito particolarmente?

Vedere con i propri occhi gli effetti di un fenomeno naturale che rade al suolo non solo gli edifici, ma anche la forza morale delle persone, ti colpisce nel profondo. Capire come ricostruire quegli edifici, ma anche quella forza morale è molto difficile, abbiamo cercato di fare del nostro meglio sia per i cittadini che per i colleghi, ma le richieste e le esigenze sono spesso molto diverse.

 

  • Con il sostegno della sezione ANDI di Terni, hai avviato il progetto “Adotta un sorriso di un bambino” nella tua città. Come hanno reagito i cittadini davanti a questa opportunità?

Con grande entusiasmo sia dei colleghi che dei cittadini. Purtroppo le lentezze e gli ostacoli della burocrazia sono sempre in agguato.

 

  • Tre aggettivi per raccontarti.

Entusiasta, ma anche analitico e razionale. Forse troppo.

 

  • Tre parole per descrivere Fondazione ANDI.

Una opportunità per aiutarsi ed aiutare.

 

  • Cosa vorresti riuscisse a fare Fondazione ANDI nei prossimi 3 anni?

Riuscire ad affermare definitivamente sia tra i colleghi che all’esterno la sua necessità di esistere.