Nel cuore del Madagascar con Fondazione ANDI

 
Questa missione inizia con un accordo, quello siglato da Fondazione ANDI con Change, la Onlus milanese che dal 2005 lavora in Madagascar per portare cure sanitarie alla popolazione locale.
 
Protagonisti, insieme ai medici della Change, sono due colleghi volontari, il dottor Michele Demasi – consigliere della nostra Fondazione – e il dottor Massimo Gagliardi che nei mesi di aprile e maggio si sono alternati nel piccolo villaggio di Ampefy Andasibe in cui sorge il centro sanitario Saint Paul. Qui Padre Noè Cereda, un missionario italiano della congregazione della Consolata, ha prima creato una scuola e poi una mensa e una chiesa in cui opera insieme ad alcune suore malgasce del Sacro Cuore.
 
Nel 2008 Change Onlus ha poi realizzato un dispensario per la distribuzione di farmaci diventato in seguito il centro Saint Paul, dove tre o quattro volte l’anno dentisti volontari italiani si recano in missione offrendo il loro aiuto e la loro professionalità. Per il resto dell’anno è presente un dentista locale che, una volta a settimana, visita i pazienti che però, in questo caso, devono pagare una quota a copertura delle spese.
 
Il centro sanitario è una struttura di circa 800 mq ben attrezzata con un piccolo pronto soccorso, un laboratorio per analisi cliniche, un ambulatorio oculistico, una sala parto con due incubatrici, una sala RX, un’unità di pediatria e degenza medica. Un centro – come ci racconta con entusiasmo il dottor Demasi – realizzato con moderni criteri europei che ne fanno una struttura molto lontana dai polverosi e vecchi ospedali delle zone circostanti o comunque da ciò che ci aspetteremmo di trovare in questo Paese. A colpirmi positivamente è stato inoltre l’ambulatorio odontoiatrico, funzionale e ben equipaggiato, con due riuniti con radiografico, tre autoclavi, sigillatrice, sterilizzatrice a palline di quarzo, vaschette a ultrasuoni e tanto, tanto materiale di consumo. Ottime premesse per poter svolgere al meglio il lavoro per cui mi sarei impegnato nelle due settimane della mia permanenza. E infatti ogni giorno, in un orario compreso tra le 8 del mattino e le 17 del pomeriggio, quando il sole inizia a calare e la scarsa illuminazione rende impossibile proseguire il lavoro, è stato possibile curare tra le 40 e le 50 persone che, in file ordinate e silenziose, aspettavano davanti alla nostra porta. Si è trattato per lo più di estrazioni ma anche di attività conservativa ed endodonzia.
Accanto all’attività in ambulatorio abbiamo poi organizzato due “missioni” esterne: la prima nell’ospedale di Soavinandrianala, la seconda nel villaggio di Mahazorivo che si trovano rispettivamente a 30 e 20 km di distanza dal Centro sanitario. Nella prima, dove era presente un’unità odontoiatrica in disuso, abbiamo effettuato 35 visite su adulti mentre nella seconda è stato possibile visitare circa 140 bambini e ragazzi di età compresa tra 1 e 17 anni. Un’esperienza che definire indimenticabile è poco. Mentre allestivamo la nostra postazione nella piccola casa messaci a disposizione con tanta collaborazione dal capo villaggio, in un attimo, all’esterno si è radunata una moltitudine di bambini per essere visitati. Senza capricci, in silenzio, disposti in fila indiana dal più piccolo al più grande, con un ordine e un’educazione che definirei da collegio svizzero. Dopo ogni visita a ciascuno di loro abbiamo regalato uno specchietto monouso, uno spazzolino e un dentifricio forniti da Fondazione ANDI, oltre a vestiti e scarpe. Abbiamo poi rinviato i bambini bisognosi di cure maggiori all’ambulatorio della missione e per ogni visita compilato la scheda con indice DMFT.
Non posso che definire questo viaggio come positivo: per l’organizzazione di trasferimenti e alloggi, per la struttura sanitaria in cui si lavora ma soprattutto per il calore, la dignità e l’accoglienza delle persone che ho incontrato. Mi auguro che molti colleghi possano intraprendere questo viaggio e fare la mia stessa esperienza.