Primi volontari in Kazakistan

 

A cavallo tra Europa e Asia, il Kazakistan è uno stato indipendente dal 1991 quando si è staccato dall’URSS. Da allora ha dovuto affrontare i problemi che hanno colpito tutte le repubbliche ex sovietiche: crollo dei sistemi di commercio e produzione, inflazione senza controllo e condizioni sociali critiche.

 

In Kazakistan, gran parte della popolazione vive in uno stato di estrema povertà, rilevabile soprattutto nelle regioni e nelle province lontane dai centri di potere politico ed economico e fra le fasce d’età più deboli, dove ha origine un diffusissimo fenomeno di abbandono infantile. Situazione ancora più accentuata per i bambini disabili, con handicap di natura fisica o psichica. In questa realtà, e in particolare nell’ex colonia estiva di Talgar, sorge Il villaggio dell’Arca, una struttura di accoglienza creata dall’associazione Arca Italia Onlus in cui vengono accolti e curati circa 70 bambini, anche disabili.

 

Qui, dall’8 al 16 giugno, grazie all’accordo recentemente siglato, si sono recati i primi due volontari della nostra Fondazione, la dottoressa Annamaria Villa e il dottor Enrico Isozzi, per prestare cure odontoiatriche ai piccoli ospiti.

 

Non potendo ancora contare sul racconto di qualche altro collega – ci racconta la dottoressa Villa – non sapevo bene cosa aspettarmi, soprattutto da un punto di vista clinico. Sono rimasta invece molto colpita da una realtà che, pur nei limiti di quel Paese, si è rivelata piuttosto avanzata e dal clima di serenità e di vitalità che si respira all’interno di questa piccola comunità. Nei 10 giorni della nostra permanenza abbiamo potuto visitare e curare circa una cinquantina di bambini affetti da patologie ricorrenti, carie e alterazioni dello smalto anche piuttosto serie.

 

Problemi causati per lo più da cattive abitudini alimentari, come un eccessivo consumo di tè molto zuccherato e da una pessima igiene orale. Da qui la necessità non solo della cura ma anche di una educazione alla salute orale che qui manca quasi completamente. Per questo, abbiamo svolto con le “mamì”, le donne che nel villaggio accudiscono i bambini, un incontro di formazione perché a loro volta posano trasmettere ai piccoli corrette regole igieniche. Incredibile con quale attenzione ci abbiano seguiti e ascoltati, preso appunti e fatto domande nonostante la difficile comunicazione dovuta alla lingua. Non poter comunicare direttamente anche con i nostri piccoli pazienti è stato un limite che però abbiamo superato grazie alla collaborazione di frate Guido che ci ha sempre aiutati.

 
Quello che ci sembra fondamentale in questa realtà è l’educazione alla prevenzione – prosegue il dottor Isozzi – proprio perché i problemi odontoiatrici che abbiamo riscontrato sul campo sarebbero in buona parte evitabili grazie a corrette pratiche di igiene orale. Quello che dovremmo provare a garantire è una presenza periodica, realizzabile con almeno una missione ogni 6 mesi. Per dare continuità nel servizio e nella cura di questi ragazzi e per facilitare il compito dei prossimi volontari ANDI stiamo, inoltre, predisponendo delle schede relative ai pazienti e un inventario dei bisogni come strumenti e materiali.