Siglato poco prima dell’estate, l’accordo con Emergency ha già avuto i suoi primi volontari! Sono i colleghi che hanno scelto di prestare il proprio lavoro in uno dei Poliambulatori di Marghera e Palermo in cui l’organizzazione umanitaria cura le persone più svantaggiate.
Ecco il racconto della dottoressa Sonia Rellini, Segretario ANDI Terni, che ha scelto di svolgere la sua prima esperienza di volontariato a Marghera, dove ha prestato servizio nella prima settimana di agosto. Esperienza che ha lasciato in lei lo splendido ricordo di tanti “grazie” sinceri e disinteressati che, ci ha confessato, la motivano a proseguire su questa strada e a intraprendere, in futuro, nuove esperienze di volontariato con Fondazione ANDI.
Articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. […]”. Ed è anche questo il senso di essere medici, quello di garantire il diritto di essere curati ma, a volte, lo dimentichiamo perché troppo presi dal lavoro quotidiano, schiacciati dagli aspetti burocratici che oggi prevalgono sullo svolgimento della professione e, impegnati sempre di più a far quadrare i conti dello studio dentistico.
Lo scorso aprile ho ricevuto, come tutti i soci, una mail da parte di ANDI con un progetto nato da un accordo tra la Fondazione Andi ed Emergency per il reclutamento di nuovi dentisti volontari per i poliambulatori di Palermo e Marghera. Si cercavano odontoiatri disponibili a offrire prestazioni di diagnosi e cura a tutte le persone in difficoltà, pazienti che non hanno nessun tipo di accesso all’ assistenza odontoiatrica pubblica o privata e che, quindi, possono rivolgersi solamente a strutture come quelle di Emergency. A queste persone servono assistenza sanitaria e orientamento socio-sanitario. Avrei sempre voluto fare un’esperienza di volontariato pensando inizialmente di andare in un Paese lontano ma, quando ho ricevuto questa mail sono stata felice di aderire perché si può aiutare anche restando in Italia, senza necessariamente andare dall’altra parte del mondo. Sono stata per una settimana al poliambulatorio di Marghera, qui ho conosciuto una grande famiglia di volontari, un’oasi in cui realmente non esistono persone di serie A e di serie B. Dicono che le ragioni che spingono al volontariato siano pro sociali ma anche egoistiche e forse è davvero così, perché, se da una parte, ho offerto la mia prestazione professionale in maniera gratuita, dall’altra sono stata gratificata dai molti “grazie” che ho ricevuto. Grazie detti con il cuore, rari in una società in cui tutto sembra esserci dovuto. Ho visto visi cambiare espressione, diventare felici, non solo per le cure ricevute ma, semplicemente, per essere presi in considerazione, mentre nella quotidianità queste persone vivono ai margini.