Dott. Francesco Colace

 

 

In tanti anni di professione ho sviluppato nei confronti dei cosiddetti pazienti “difficili” – non collaborativi a causa di qualche forma di disabilità – un approccio che nella maggior parte dei casi consente la cura del paziente senza il ricorso alla sedazione. La cura di queste persone non è certo semplice né immediata, ma spesso modificare il nostro modo di porci nei loro confronti, dedicando un tempo più lungo, maggiore pazienza e, magari, provare a impostare il rapporto sul gioco e il divertimento può rivelarsi molto utile. È stato così per il caso recente di Salvatore, il giovane disabile di Scafati figlio della signora Angela, che – grazie alla Fondazione ANDI che ci ha messo in contatto – ho potuto aiutare senza il ricorso alla sala operatoria come gli era stato prospettato.

 

Sono convinto che, prima ancora della cura dei disturbi del cavo orale, il compito di un medico dentista sia quello di essere attento alla persona nella sua totalità e questo diventa ancora più valido se riferito a persone fragili. Se riuscissimo a prenderci cura in maniera diversa, anche con interventi di tipo preventivo, facendo passare ad esempio il concetto e l’abitudine all’igiene orale, molti dei disturbi a cui sono soggette queste persone potrebbero essere evitati o ridotti e, allo stesso tempo, contribuiremmo a creare una vicinanza medico-paziente utile nei casi più difficili.

 

Inoltre se come dentisti prendessimo in carico le persone più deboli, riusciremmo finalmente a dare anche all’esterno un’immagine della professione molto diversa da quella condivisa dalla maggior parte degli utenti. Per questo penso che tutti dovremmo attivarci per sostenere e contribuire a quanto sta facendo la nostra Fondazione: diffondere presso i colleghi la cultura della solidarietà e raggiungere attraverso azioni concrete quelle persone che si trovano in condizioni di disagio fisico, economico e sociale.