Evangelista Giovanni Mancini
Presidente di Fondazione ANDI
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui sulla Fondazione: ecco cosa ci ha risposto.
- Prima domanda da porre a un Presidente: cosa significa essere il Presidente di Fondazione ANDI? Quali sono i motivi che ti hanno portato qui e quali le tue responsabilità?
Essere il presidente di Fondazione ANDI onlus vuol dire rendersi conto di una vastità di problematiche, bisogni irrisolti, opportunità di impegno che vedono i dentisti quali protagonisti . Vuol dire dover fare delle rinunce difficili verso progetti e proposte che arrivano ogni giorno da parte di molti colleghi e anche da cittadini. Vuol dire poter incontrare tanti amici, tante persone che spesso non immaginano la portata degli impegni della nostra Fondazione. Sin dall’inizio, i motivi che mi hanno condotto a dare la mia disponibilità e il mio fattivo coinvolgimento sono stati la possibilità di dare risposte efficaci alla domanda di assistenza che emerse nell’ormai lontanissimo 1994 da parte di una mamma di un bimbo affetto da Displasia Ectodermica. Da allora ho conosciuto molte situazioni e incontrato molte persone che davano ragione a questo impegno. La responsabilità maggiore è dover ottimizzare le risorse disponibili con le tante progettualità che incontriamo, e con la mia visione a volte troppo utopistica della vita.
- C’è un ricordo speciale, una storia, una sfida vinta o un traguardo raggiunto in particolare che porti nel cuore di questa tua esperienza in Fondazione?
Le sfide e i traguardi sono tanti ma vorrei ricordare in particolare la vicenda del terremoto in Abruzzo durante la presidenza del mio grande amico Marco Landi. In quelle settimane cercai di aiutarlo per realizzare al meglio la struttura che fu realizzata all’Aquila per aiutare i colleghi a riprendere il lavoro anche con la realizzazione di una sala chirurgica completamente attrezzata. Questa parte di dotazioni è ora a San Patrignano, nel centro medico della comunità, dove mi auguro continui a dare assistenza e operatività in favore di pazienti con grandi necessità di cure.
- Da molti anni sei impegnato nel “progetto” sulla Displasia Ectodermica. Vuoi raccontarci di più sulla ragione per cui Fondazione ANDI ha scelto di dedicarsi a chi è colpito da questa malattia rara?
Senza ombra di dubbio il traguardo raggiunto che porterò sempre nella mia memoria e nel mio cuore è quanto siamo riusciti a realizzare per i bambini affetti da Displasia Ectodermica e per le loro famiglie . Siamo riusciti a far emergere la realtà di una malattia rara di cui nessuno aveva minimamente conoscenza non solo in ambito odontoiatrico ma anche medico generale, abbiamo potuto dare delle risposte certamente inferiori alle reale rilevanza dei problemi presenti in questi pazienti che devono affrontare un’infanzia molto difficile, senza denti e con tutto quanto ne consegue. La battaglia non è ancora finita ma sapere che spesso è un dentista che ha segnalato al pediatra la possibile diagnosi non può che riempirmi di orgoglio. Per questo non posso che ringraziare la fiducia che mi fu data tanti anni fa , anche se con molti dubbi, ma il sostegno da parte di ANDI non è mai mancato come anche da parte del CDA Fondazione che mi ha dato fiducia.
- Tre aggettivi per raccontarti.
Determinato, orgoglioso, operoso.
- Tre parole per descrivere Fondazione ANDI.
Giovane, solidale, operativa anche oltre gli ostacoli oggettivi e soggettivi.
- Cosa vorresti riuscisse a fare Fondazione ANDI nei prossimi 3 anni?
Tanti e ambiziosi sono gli obiettivi e i programmi che il nostro consiglio di amministrazione ha deciso di portare avanti. Tra questi desidero citare la realizzazione della nostra unità mobile, l’aiuto ai pazienti anziani non autosufficienti, l’accrescere, oltre ogni misura, della consapevolezza tra i soci dell’importanza della Fondazione ANDI onlus per dare ancora maggior dignità all’impegno dei dentisti in aiuto dei cittadini, dei pazienti e anche di noi stessi.