“Curare e aiutare è bello”, parola dei volontari tornati dal Guatemala

È passato poco più di un mese dal loro rientro in Italia, dopo la missione in Guatemala per portare cure odontoiatriche alla popolazione locale, ma l’emozione e l’entusiasmo vibrano ancora nelle voci dei nostri sei giovani odontoiatri volontari di Fondazione ANDI. Per tutti loro le prime parole e i ricordi più belli sono legati alle persone e, in particolare, ai bambini incontrati in quei giorni. I sorrisi, i gesti gentili, la gratitudine sono quello che maggiormente è rimasto nei loro cuori e che ha largamente compensato la fatica e le, prevedibili, difficoltà di adattamento.

Il più prodigo di racconti è Simone Brancolini, di Sassuolo, alla sua seconda missione svoltasi tra gennaio e febbraio. “Ho deciso di tornare in Guatemala perché sono molto affezionato al progetto portato avanti insieme all’associazione Sulla Strada Onlus e credo molto nel contributo che possiamo dare come odontoiatri. L’ambiente è sempre molto positivo, sereno, familiare e anche questa volta ho trovato persone che, come me, avevano il desiderio di mettersi in gioco. Con i colleghi si è creata subito una sintonia perfetta che ci ha permesso di lavorare al meglio. Ho poi ritrovato amici guatemaltechi, come Luisa, l’infermiera, che insieme ad altri ragazzi collabora con l’associazione, le persone del posto e, soprattutto, i bambini. Molti si ricordavano di me, del mio nome, come se per loro fosse passato un istante dal nostro ultimo incontro. È stato incredibile. Ho ritrovato con gioia la famiglia che aiuto a distanza e il loro bambino Elmer. Il mio ricordo più bello è proprio lui che viene da me tutto fiero per farsi vedere mentre indossa la tuta che gli ho regalato. Mi ha fatto sentire speciale! Spero di poter tornare ancora in futuro per continuare a dare il mio contributo nell’ambito della missione sanitaria in collaborazione con Fondazione ANDI, consapevole che è solo una parte di quello che si può fare per queste persone che hanno così poco”.

Aggiunge la padovana Gaia Gangemi: “Nelle due settimane a San Raymundo abbiamo lavorato tanto per poter curare quante più persone possibile. Ogni giorno erano in moltissimi a mettersi in fila per poter essere visitati presso l’ambulatorio odontoiatrico, tanto che al mattino presto venivano addirittura distribuiti i numeri per organizzare l’attesa. Il periodo è stato tosto anche se, grazie alla formazione ricevuta e ad altre mie esperienze precedenti, mi sono adattata bene sia al ritmo che alle condizioni di vita e di lavoro. È bello quando riesci a conquistare la fiducia dei bambini che ti prendono per mano per portarti a casa loro: capanne minuscole dove tutto il giorno lavorano anche in venti per costruire i fuochi d’artificio. Tutto questo mi fa apprezzare ancora di più ciò che ho, sia nella mia vita personale che professionale”.

Al primo viaggio ha partecipato anche Margherita Baccalini di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, che condivide il punto di vista dei colleghi: “Quella in Guatemala è stata un’esperienza impegnativa ma assolutamente gratificante, che rifarei e che consiglierei ai colleghi. Una delle cose che mi ha colpito di più è stata la riconoscenza delle persone. Capitava che dopo un trattamento, anche non piacevole come può essere un’estrazione, ti abbracciassero per ringraziarti del tuo lavoro e per dimostrarti che apprezzavano molto quello che avevi fatto per loro. Questo è sicuramente qualcosa di impagabile, che resterà a lungo impresso nella mia mente. Mi ha fatto capire, ancora una volta, l’importanza del volontariato e dell’impatto che possiamo avere sulle vite degli altri, ciascuno per quanto può”.

Come ogni anno, alla prima missione se ne è aggiunta una seconda, partita il 9 febbraio, a cui ha partecipato il salernitano Alberto Costanzo. Il giovane odontoiatra ci racconta: “Difficile riassumere in poche parole quella che è stata un’esperienza stupenda. È stata la mia prima missione di volontariato all’estero e non sapevo bene cosa aspettarmi perché, partendo in sostituzione di un collega, ho purtroppo saltato gli incontri preparatori. La cosa più forte per me è stata toccare con mano la condizione di estrema povertà in cui vive la popolazione locale e che in parte, per il periodo della nostra permanenza, abbiamo condiviso. È qualcosa con cui tutti dovrebbero confrontarsi dal vivo, non soltanto attraverso i media o lo schermo dello smartphone. Sarà una frase fatta ma ti fa davvero capire quanto siamo fortunati. A restarmi impresso è stato anche con quanta fiducia e tranquillità le persone si affidavano a noi per farsi curare, nonostante per molti di loro fosse la prima volta che vedevano un dentista. Abbiamo offerto cure d’urgenza, estrazioni e devitalizzazioni, a una media di circa 30 persone ogni giorno. È stata un’esperienza che mi ha fatto vivere la professione da un punto di vista più ‘puro’, autentico, perché slegata da tutte le incombenze che necessariamente il lavoro in studio ti impone. Curare e basta è stato bello!”
Nello stesso periodo c’era anche Gianluca Pingitore da Roma: “Sono tornato dal Guatemala con il cuore pieno e la mente arricchita. L’esperienza di volontariato è stata oltre ogni aspettativa. Ho avuto l’opportunità di curare persone in condizioni di estrema difficoltà e vedere sorrisi nascere sui loro volti è stato incredibilmente gratificante. In questo viaggio ho potuto apprezzare la loro cultura e la loro umanità. Ho imparato tanto dalla loro capacità di trovare gioia nelle piccole cose nonostante le avversità. Sono tornato con la consapevolezza che la mia professione non si limita alla cura dei denti, ma abbraccia l’intera persona e la sua dignità. La bellezza di questa esperienza è che non si ferma al momento del ritorno, ma continua a ispirarti nel fare ogni giorno del tuo meglio”.

Chiude il racconto di questa esperienza la cagliaritana Giorgia Melis: “Come immaginavo l’esperienza in Guatemala è stata bellissima. Abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza dai partner dell’Associazione che, oltre a mostrarci il luogo in cui avremmo lavorato, nei primi giorni di permanenza ci hanno anche fatto conoscere il villaggio e la sua realtà. Grazie al contributo della nostra Fondazione ANDI e a quanto i volontari portano nel corso delle missioni, l’ambulatorio è molto fornito e abbiamo potuto offrire cure di ottimo livello. Abbiamo effettuato diverse estrazioni, ma anche quello che vorremmo sempre poter a fare, ovvero salvare i denti. Perché oltre alla cura, il nostro obiettivo resta quello di preservare la qualità di vita del paziente. Il rientro è stato traumatico, perché per quanto il tempo trascorso in Guatemala non sia stato lunghissimo mi ha cambiato il modo di vedere le cose. Mi auguro di tornare presto e di proseguire insieme a Fondazione ANDI in questo bellissimo progetto”.