Ecco cosa ci racconta il nostro primo volontario, Simone Brancolini, 32 anni, di Sassuolo (Modena)

Tanta voglia di conoscere culture diverse, una visione solidaristica e per un mondo più equo, la coscienza di vivere da privilegiati e la conseguente necessità di dare qualcosa in cambio a chi privilegiato non è.
Queste le parole chiave, usate dai giovani volontari di Fondazione ANDI in partenza per raggiungere l’ambulatorio odontoiatrico in Guatemala dei nostri amici dell’Associazione SULLA STRADA ONLUS!
Ecco cosa ci racconta il nostro primo volontario, Simone Brancolini, 32 anni, di Sassuolo (Modena):
“Questa è la seconda volta che vado in missione in Guatemala: c’ero già stato lo scorso anno. Era così forte il mio desiderio di partire che mandai la candidatura già durante l’estate, prima ancora che venissero inviate le comunicazioni ufficiali da parte di Fondazione ANDI.
Sono riuscito a partire: questo mio primo viaggio “da passaporto” era per me molto più di una semplice esperienza turistica. Da tempo desideravo mettere il mio lavoro al servizio dei più fragili, di chi non può permettersi cure sanitarie. E così è stato.
Essendo in contatto per lavoro con molte persone, mi capita di osservare le loro vite e di analizzarmi di conseguenza. A tanti sembra che non manchi davvero nulla: hanno belle proprietà, auto di lusso, bambini viziati che vestono in modo elegante e frequentano asili e scuole con insegnanti madrelingua inglesi. Eppure, questi genitori sono il ritratto della frustrazione e dell’insoddisfazione e i ragazzini persi in un mondo di apatia o di irrequietezza.
Quando sono arrivato la prima volta al Cerro La Granadilla era notte, eravamo stanchi per le lunghe ore di aereo e poi di pullman… un viaggio difficoltoso sotto la pioggia, su strade dissestate. Nel passare a piedi, trascinando le valige verso le casette dove avremmo alloggiato, ci corsero incontro i bambini delle baracche circostanti: erano felici, allegri e ci accolsero con i loro sorrisi irresistibili.
Con i genitori avevano lavorato tutto il giorno tra la polvere da sparo nelle fabbriche di fuochi d’artificio, eppure i loro volti esprimevano solo gioia e curiosità. Se è vero che anche la nostra società si trova ad affrontare sfide difficili e che nel “Nord del Mondo” ci sono infiniti problemi, ciò che avvelena il nostro spirito è il senso di invidia per gli altri e l’insoddisfazione costante data dal materialismo imperante. Diamo per scontati tanti piccoli privilegi, di cui invece dovremmo essere grati ogni giorno.
E così, all’inizio ero partito per “restituire” qualcosa a quelle persone, cosciente che la nostra società europea era stata costruita, specie nel recente passato coloniale, sulle spalle di quelle extraeuropee. Ma fin dal mio arrivo ho compreso che avrei ricevuto in cambio di quel mio gesto di solidarietà qualcosa di molto più grande.
Quest’anno porto con me un pensiero per Elmer Estuardo e la sua famiglia, un bambino meraviglioso, che con la mia compagna Chiara stiamo supportando a distanza attraverso i canali dell’associazione Sulla Strada. Un ringraziamento va a tutte le volontarie e i volontari che stanno lavorando incessantemente per portare avanti tutti i progetti. Sono sicuro che anche quest’anno i sorrisi di quelle persone e dei loro bambini mi regaleranno felicità ed energia, ripagandomi del lavoro che cercherò di fare per loro. Non vedo l’ora di ricominciare!”