Sono stati ben sei i volontari che quest’anno hanno partecipato a tre spedizioni in Ladakh, il cosiddetto “piccolo Tibet”, nell’ambito delle missioni di cooperazione internazionale della nostra Fondazione.
Divenuto ormai storico, il “progetto Ladakh” ha come sede in loco la cittadina di Padum, situata nel cuore della regione dello Zangskar nello stato di Jammu e Kashmir in India. Per raggiungerla occorre affrontare un viaggio di quasi tre giorni prevalentemente su strade sterrate, valicando passi di quasi 5.000 metri circondati da superbe montagne e maestosi ghiacciai.
A Padum i dentisti volontari di Fondazione ANDI lavorano nell’ospedale governativo solo in estate, unico periodo dell’anno in cui è possibile farlo. Qui, in collaborazione con il giovane dentista locale, il dottor Phunchock Xangpoo, vengono curati i bambini e i ragazzi delle due scuole, la Lamdon Model High School, scuola buddhista e la Model Public School, musulmana. I volontari cominciano con uno screening clinico e la compilazione della scheda DMFT dell’OMS e proseguono con le cure ai bambini che arrivano al reparto odontoiatrico dell’ospedale accompagnati dagli insegnanti. Nella maggior parte dei casi si tratta di terapie restaurative o di estrazioni di denti molto compromessi.
In questo reparto, inaugurato nel 2012 grazie all’impegno del dottor Guido Corradi e alle donazioni di Fondazione Andi e altri partner, si lavora su due riuniti ma – come ci spiega il dottor Enrico Carlino – Ci sono alcune difficoltà: non c’è collegamento alla rete idrica, quindi bisogna riempire frequentemente le vaschette da avvitare alla base dei riuniti con acqua prelevata dal pozzo all’esterno della struttura, non c’è aspirazione e l’autoclave, a suo tempo donata, non funziona più. Per la sterilizzazione dello strumentario quindi si utilizzano solo acido peracetico o pentola a pressione. Finite le cure sui bambini, che si svolgono dalle 10 alle 16, in genere si continua dando aiuto al dottor Phunchock nell’affrontare le urgenze che quotidianamente affollano l’ambulatorio fino a sera. Si effettuano estrazioni e devitalizzazioni e per queste ultime è prezioso il localizzatore apicale poiché il radiografico non è funzionante per problemi legati ai continui sbalzi di corrente.
Il progetto Ladakh non si limita solamente ai bimbi e ai ragazzi delle scuole, ma è esteso anche a due monasteri della zona. Il primo è il monastero di Rangdum, dove dall’inizio del progetto è stata creata una piccola unità odontoiatrica e si possono effettuare cure di base sui monaci e sugli abitanti dei villaggi limitrofi. Il secondo è il remoto monastero di Phuktal, raggiungibile solo con una marcia di un giorno e mezzo e dove, grazie a queste ultime spedizioni estive, è cominciata un’iniziativa analoga.
A Luglio, la prima spedizione ha visto protagonisti i dottori Barbara Dupré di Venezia ed Enrico Carlino di Cremona accompagnati dall’amico GianFerruccio Rossi, i quali, come “apripista”, hanno trasportato medicinali e materiale odontoiatrico ai due monasteri e hanno colto l’occasione per informare i pochi monaci presenti in quel momento del prossimo arrivo dei dentisti volontari. La maggior parte dei monaci, infatti, si trovava nella città di Leh dove si erano raccolti circa 40.000 pellegrini per il Kalachakra (le giornate di predicazioni del Dalai Lama), a cui per un giorno hanno potuto assistere anche i nostri volontari, vivendo così un’esperienza davvero unica. A Padum, dopo aver reso di nuovo “agibile” la zona operativa dell’ospedale, che presentava chiari segni di incuria e scarsa igiene ambientale, hanno lavorato con gli alunni e qualche insegnante della scuola musulmana, meno numerosa di quella buddhista.
A dare il cambio ai primi volontari, a fine luglio sono arrivati i dottori Vittorio Carella, socio ANDI della sede di Como-Lecco, e Alessandro Berini di Macerata i quali hanno cominciato il lavoro con gli studenti della scuola buddhista lavorando anche, nel viaggio di ritorno, al monastero di Rangdum. Posso dire – racconta il dottor Berini – di aver vissuto un’esperienza davvero bella e appagante soprattutto sotto il profilo umano, non solo con le persone con cui siamo venuti a contatto per il nostro lavoro di volontari ma anche in generale con la gente di quei posti, persone buone, miti e tranquille come spesso non riusciamo più a essere noi occidentali, che abbiamo così tanto e invece ci manca sempre qualcosa… Assolutamente positivo è stato anche il caloroso rapporto di collaborazione con il dottor Punchok. La sua cordialità e ospitalità mi sono rimaste dentro, è un ragazzo disponibile e sorridente in ogni situazione. È un’esperienza sicuramente da consigliare…io stesso la rifarei.
L’ultima spedizione, composta dalle dottoresse Valentina Bentivogli e Sabrina Ganz, entrambe di Bologna, si è svolta tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, un periodo in cui il tempo comincia a peggiorare. A causa delle forti piogge che hanno provocato grosse frane e causato numerosi morti fra gli abitanti della zona, rendendo impossibile il decollo degli aerei, hanno dovuto affrontare un viaggio di ritorno davvero avventuroso che le ha riportate in Italia qualche giorno dopo la data di rientro prevista. Durante la loro permanenza le due dottoresse hanno concluso il lavoro nella scuola buddhista, riuscendo a lavorare ancora nei monasteri di Phuktal, le prime in assoluto a farlo, e di Rangdum.
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