Quando l’uomo è violento, cosa si può cambiare?
È il tema proposto nel seminario che si è svolto il 21 novembre nella splendida sala delle Oblate a Firenze, organizzato in collaborazione con il Comune di Firenze da “Insieme per la professione,” gruppo costituito dalle Commissioni Pari Opportunità degli Ordini e Collegi della Provincia e di alcuni Ordini Regionali.
Alla presenza di un pubblico molto attento, si è discusso di questo aspetto un po’ trascurato, nonostante sia il fulcro, la causa di un crimine che non cenna ad arrestarsi. Esistono dei centri che motivano gli uomini che hanno commesso violenza che molto spesso minimizzano, non accettano colpe, non riconoscono il problema. In un 50% dei casi, quando il maltrattante entra in questo percorso riabilitativo si tratta di un ingresso senza obbligo, negli altri casi c’è l’obbligo da parte delle Autorità.
Si tratta di frequentare per circa 9 mesi un “gruppo psicoeducativo”. Le sessioni aiutano a formulare una coscienza con la priorità di fermare la mano violenta.
Arrivare alla rieducazione non è facile e spesso anche il carcere serve a poco…infatti se il maltrattante viene abbandonato a se stesso, quando viene scarcerato può commettere gli stessi sbagli.
La dottoressa Ciabattini Cioni ha partecipato al seminario in doppia veste, quella ordinistica e quella di Vice Presidente della Fondazione ANDI.
Alla fine degli interventi dei relatori ha preso la parola: “il dramma della violenza sulle donne resta costante negli anni, come se, qualunque cosa si dica o si faccia, non fosse possibile trovare la via giusta per debellarlo. Si parla di come aiutare le donne in caso di pericolo e le iniziative sono tante e corrette, si parla di una riabilitazione per gli uomini che riesca a riportarli a una consapevolezza persa, ma per una soluzione definitiva non si riesce ad arrivare alla radice del problema. Cerchiamo quindi di capire meglio” – ha detto la dottoressa – “In una mia recente esperienza all’estero, ho potuto constatare che se un insegnamento fin dai primi anni scolastici spinge e stimola i bambini e i ragazzi a una vita dove responsabilità, rispetto, volontà di fare nel migliore dei modi con impegno sono la via “illuminata” per vivere in un mondo migliore con più efficienza e più serenità, la generazione crescerà con ideali e regole diverse. In Giappone non ho visto carte per terra e tutto è lindo e pulito. Ma la cosa più incredibile guardandomi intorno, è che per strada non ci sono i cestini! Non esistono, non ce n’è bisogno! Sono tornata al mio paese pensando con convinzione “EDUCARE SI PUO’!”. Quindi si dovrà far partire dalla scuola dei più piccoli l’insegnamento del rispetto, quello che manca quando qualcuno vuole usare sopraffazione e violenza, in qualunque fascia di età e situazione sociale. Questo può essere il cambiamento e si può fare.”
Tanti sono stati gli applausi, segno di evidente condivisione.