In occasione della giornata dell’8 marzo è stato organizzato dalla Fondazione ANDI Onlus un interessante webinar dedicato al delicato e drammaticamente attuale tema della violenza su donne e minori. Tra i relatori, la Dott.ssa Monica Pierattelli, Pediatra di famiglia e Referente FIMP per la Regione Toscana contro abuso, violenza e maltrattamento. “La violenza assistita sui minori”, il tema che sarà affrontato nel suo intervento al convegno.
Anche in questo ambito la prevenzione è determinante, così come sarà illustrato dall’Assessore all’Educazione e Welfare di Firenze, Sara Funaro, nel suo intervento: “L’importanza preventiva della formazione contro la violenza nelle scuole fin dai primi anni”.
Dottoressa Pierattelli, un suo commento sull’importanza di questo convegno sulla figura del Dentista sentinella nell’ambito della prevenzione e dell’intercettazione di violenza su donne e minori.
Le ritengo un’iniziativa di grande spessore, improntata sulla direzione che, come pediatri di famiglia, stiamo portando avanti da anni, ossia che tutti, qualsiasi ruolo abbiano, in tutte le professioni sanitarie (e non solo) aumentino la consapevolezza su fenomeni che oggi hanno più risalto sui media ma che da anni sono presenti nel nostro tessuto sociale. Questo ovviamente vale anche per la categoria degli odontoiatri: è importante il loro inserimento nella formazione e nel percorso di intercettazione che porta all’emersione delle violenze in tutte le varie declinazioni da quella più subdola psicologica, verbale a quella più eclatante, fisica. Negli adulti e nei bambini. Questo convegno, quindi, mi sembra un’idea splendida.
Rispetto alla sua esperienza professionale, quali sono gli aspetti in cui la pandemia ha influito maggiormente?
I numeri dimostrano purtroppo che durante la pandemia gli omicidi si sono ridotti ma i femminicidi sono aumentati: circa la metà delle donne vittime di femminicidio ha figli, che quindi hanno assistito sia agli eventi più cruenti sia a quanto può essere avvenuto prima. Gli uomini coinvolti sono partner, ex partner o nuovi compagni, quindi persone legate affettivamente alle donne. Per i minori sono eventi ancora più traumatici. Nel mio ruolo di pediatra di famiglia, mi è capitato di venire a conoscenza di fenomeni riguardanti la violenza domestica, cioè la violenza esercitata dagli uomini sulle donne in maniere differenti.
Le donne che vivono in questo stato di stress continuo riescono a chiedere un colloquio anche con noi pediatri se pensano di poter essere aiutate, soprattutto quando rischiano di essere coinvolti i loro figli. Durante la pandemia, le convivenze obbligate in famiglie conflittuali hanno portato all’acuirsi di alcuni aspetti che possono favorire l’agire violento. Oggi stesso (18 febbraio, ndr), ad esempio, ho avuto un incontro con una mamma che è in una situazione di separazione conflittuale, in cui le problematiche sono emerse in modo ancora più grave negli ultimi mesi.
Il figlio presenta numerosi disturbi del comportamento e va aiutato. È un minore che assiste alle violenze.
Come pediatra, voglio sottolineare che quello che succede durante i primi anni di crescita, può lasciare delle “ferite” organiche a livello del sistema nervoso così sensibile, che determinano la comparsa di disturbi emotivi, fisici e del comportamento sin dai primi mesi di vita, fino a strutturare una trasmissione intergenerazionale della violenza. Infatti chi ha subito violenza da piccolo è più facile che diventi violento da adulto, nel caso del maschio, mentre corre maggiormente il rischio di diventare vittima, se è femmina.
Questi sono dati che provengono da studi su popolazioni numerose, prevalentemente diffusi nella letteratura anglosassone, ma ormai certi. Da pediatra di lunga esperienza, in quanto vedo già i figli di chi ho curato da piccolo, confermo che gli stili familiari vengono perpetuati, nel bene ma purtroppo anche nel male.
A causa del COVID-19 si è creato uno scenario sanitario, quello attuale, mai sperimentato prima e c’è incertezza su quello futuro. In questo complicato contesto, quali sono state e quali saranno le difficoltà maggiori per il pediatra di famiglia nell’assistenza contro violenza e maltrattamento?
Su questo tema è necessario fare una premessa generale, in quanto, riferendomi in particolar modo alla Regione Toscana, i pediatri hanno dimostrato sempre una grande disponibilità di assistenza e sostegno con reperibilità telefonica 7 giorni su 7 durante il lockdown, oltre ovviamente alla presenza in ambulatorio nonostante che i pazienti fisicamente venissero meno per i limiti imposti.
Ciò che è sempre stato carente, in particolar modo adesso, è la cosiddetta rete di professioni socio-sanitarie che non possono lasciare solo il pediatra di famiglia: possiamo anche intercettare segnali che ci fanno capire che in una famiglia ci sono delle problematiche legate alla violenza, ma non possiamo poi affrontare da soli questo percorso, perché sono tematiche estremamente complesse e delicate. La carenza che c’era prima ed è molto più evidente ora è relativa proprio a ciò che noi chiamiamo il secondo livello, un team multiprofessionale dedicato. Consulenti e professionisti come psicologi, neuropsichiatri, assistenti sociali o, anche, figure di natura legale ci sono ma dobbiamo lavorare in rete, è questo non è facile. Ma l’ambito in cui vogliamo impegnarci ancora di più è la prevenzione, partendo dal sostegno alla genitorialità e dal superamento delle differenze di genere. E in questo campo ci dobbiamo impegnare tutti.
Assessore Funaro, si può intervenire precocemente, anche in termini preventivi, per contrastare il fenomeno della violenza di genere e sui minori? Quale ruolo può avere la scuola?
“La violenza sulle donne e sui minori è un tema molto complesso: assume forme diverse, avviene in contesti relazionali vari e può arrivare anche a danneggiare le vite di adulti e bambini con conseguenze pesanti, che possono essere fisiche, psicologiche e anche sociali. Quello della violenza è un tema sul quale è importante ‘lavorare’ fin dai primi anni del percorso scolastico perché i più piccoli, che saranno i cittadini di domani, possano capire il valore del rispetto dell’altro.
La prevenzione di questo preoccupante fenomeno, che purtroppo non si attenua sia nei confronti delle donne che dei minori, è fondamentale così come lo è l’intercettazione precoce di atti violenti che vengono compiuti verso i più fragili.
Nelle nostre scuole vengono condotti vari progetti per sensibilizzare sul tema e stimolare i giovanissimi a un pensiero critico ed autonomo, in cui il rispetto degli altri sia centrale. In questa logica è fondamentale che fin da piccoli si abbia coscienza dei propri diritti e doveri, di quali comportamenti sono corretti e quali pericolosi. Fare questo è compito della scuola, ma anche delle Istituzioni e delle famiglie.
È tutti insieme, ognuno per le proprie competenze, che si può minare dalle fondamenta il fenomeno della violenza”